Lo scorso anno, quando don Luigi mi ha proposto di frequentare il corso di preparazione per ricevere il ministero straordinario della Comunione, la prima sensazione è stata di inadeguatezza.
Non mi sentivo degna di un compito così importante.
Il corso di preparazione è stato molto arricchente, come tutto ciò che riguarda l’approfondimento della nostra fede. Ho capito che per svolgere bene il ministero dovrò essere “serva” come
Gesù, il quale come dice san Paolo, non considerò un tesoro geloso il suo essere Figlio di Dio, ma si umiliò facendosi servo per amore.
Certo, portare ai fratelli Gesù Parola e Gesù Pane di vita è un’esperienza che può dare i brividi al solo pensiero, ma per servire si può oltrepassare anche questo scoglio.
A gennaio, dopo aver accompagnato per alcune volte Graziella, che da diversi anni svolge con fedeltà ammirevole questo servizio nella nostra comunità, per conoscere gli ammalati e farmi conoscere ho iniziato questa bella “avventura”.
Le prime volte nel prendere Gesù in mano, ho provato una grandissima emozione, tanto grande da piangere. Mi sono detta: “Cosa ne farò di queste mani che portano Gesù ai fratelli?”.
E anche adesso quando sento che Gesù nella custodia che porto al collo è sul mio cuore sento che il battito aumenta e un nodo alla gola.
Con le persone ammalate, che incontro la domenica, si è creato un bellissimo rapporto, ed è come se la mia famiglia si fosse allargata, per cui durante la settimana, loro mi rimangono presenti, anche se non fisicamente, nella mia vita e nelle mie preghiere.
Vorrei, come mi ha suggerito don Luigi, non “farci l’abitudine”, ma conservare questa emozione anche in seguito, per questo mi auguro di essere così intensamente coinvolta tutte le volte che prenderò Gesù tra le mani, e prego perché Lui mi trasformi da massa grezza in un capolavoro.
Nunzia Rollo