Domenica 21 novembre 2010
Nel ritrovarsi il gruppo famiglie di S. Giorgio avvia la riflessione sul libro preso in adozione “Si seppe che Gesù era in casa” e più precisamente il 1° capitolo : la Porta.
Si parte dall’aspetto educativo che è quello che ci coinvolge maggiormente come genitori
Dagli interventi , dalle riflessioni che ognuno di noi apporta e dai racconti di esperienze personali e di vita che emergono si giunge ad una serie di considerazioni.
È fondamentale lasciare la porta aperta ai figli, intesa come apertura al dialogo, all’ascolto attento, “guardato negli occhi”, dei loro problemi e bisogni, conservando comunque e sempre un uscio socchiuso verso di loro, sia come coppia, sia come difesa del proprio ruolo di genitorialità e di autorevolezza nei loro riguardi.
Non sempre invece i figli ci lasciano la porta aperta per parlare e aprirsi a noi e allora, come genitori, bisogna forse aspettare che siano loro ad aprire la loro porta, anche se questo per noi può costare fatica o causa di apprensione. I figli hanno una loro identità che chiede di essere rispettata così come noi chiediamo a loro di rispettarci. Ci si domanda quanto tempo sia giusto rimanere in attesa. La risposta non è quantificabile. Ripensando alle nostre esperienze emerge che potrebbe trascorrere anche molto tempo. Noi genitori allora, seminiamo, convinti della bontà del nostro operato perché supportati dai valori nei quali crediamo: i frutti potremmo raccoglierli anche molto più avanti. Educare comporta quindi il saper aspettare, il non aver fretta di vedere immediati risultati : in un mondo preoccupato a rincorrere l’efficientismo a tutti i costi, rimane difficile, ma lo sforzo ripaga. E ancor di più è bene, che riusciamo ad educare i figli al “saper aspettare”, al non abituarli ad aver immediate risposte alle loro richieste. Saper aspettare rafforza il carattere e li rende maturi e sensibili.
Ma come aprire una porta? Bussando! La strada che individuiamo è quella del garbo , della parola giusta e rispettosa detta al momento giusto, della pazienza, della cura, per tentare di entrare nella casa dell’altro, perché l’altro si lasci visitare.
La porta d’altro canto, deve avere anche un ruolo di “filtro”, perché spesso gli stimoli che offre la società di oggi possono ledere la nostra solidità o scalfire i valori su cui si fonda la famiglia.
Una porta non può essere spalancata sempre e a chiunque. È bene decidere cosa fare entrare o quanto e a chi aprirsi : ognuno di noi ha un’essenza propria e unica che non sempre traspare agli altri e che spesso vogliamo gelosamente custodire ma è proprio quell’essenza che ci mette in una relazione immediata e diretta con Dio : bellezza e insieme mistero del nostro essere uomo o donna in questo mondo.
Concludiamo riflettendo che il materialismo dei nostri giorni costruisce molte porte, molte chiusure, mentre al contrario una vita più spirituale, dove il legame con Dio accompagna e sostiene la vita di tutti i giorni, ci apre a orizzonti di generosità e libertà, di apertura e disponibilità agli altri, con meno porte e limiti al nostro operare.
L’argomento è stato molto interessante e stimolante anche se non esaurito perché offre senz’altro altre piste di riflessioni.
INIZIATIVE
Il gruppo famiglie si fa carico della raccolta di vestiario per la Caritas cittadina pertanto sabato 4 dicembre dalle 15,00 alle 17,00 si terrà aperto l’oratorio per raccogliere quanto richiesto dalla stessa Caritas.
Si propone per domenica 19 dicembre il Pranzo di Natale come momento conviviale della Comunità per lo scambio dei consueti auguri, con la valutazione se sia possibile agganciarlo alla festa di Natale in preparazione da parte dei bambini.
Prossimo appuntamento: da definirsi
Argomento: La cucina
Gruppo Famiglie San Giorgio