Quell’evidente cartello all’ingresso della nostra chiesa che segnala la presenza di un sistema di videosorveglianza contro i “maleintenzionati” ha fatto ricordare a me e a mia moglie (non senza un sorriso) una scritta posta sulla facciata della chiesa di Excenex in Val d’Aosta, dove abbiamo trascorso per tanti anni le ferie: “Dieu voit tout”! Certamente è lì da più di cento anni a ricordare che “Dio vede tutto”, senza bisogno di impianti tecnologicamente avanzati. Infatti possiamo magari sfuggire all’occhio delle telecamere ma all’occhio di Dio appaiamo quali realmente siamo ed il nostro agire – addirittura il nostro
pensare – ci verrà ritrasmesso al momento dell’inevitabile Giudizio.
Sia che accendiamo una candela senza lasciare l’obolo, sia che litighiamo con i nostri vicini di casa prima e dopo Messa, Dio ci vede; ci compatisce e ci ama lo stesso, ma ci vede. Già nel paradiso terrestre il nostro progenitore Adamo tentò di nascondersi e fu trafitto dai Suoi occhi di tenerezza, già l’altro nostro antenato, Caino, fu raggiunto dallo sguardo e dalla domanda scomoda di Dio: “ma…dov’è tuo fratello?”.
Con grande semplicità d’animo i devoti montagnards dell’ ‘800 avevano ben presente il concetto che non si può pensare di sfuggire nel bene e nel male all’attenzione del “Padreterno”. A causa dello sviluppo tentacolare dei “media”, specialmente i giovani sono condizionati dall’illusione che ciò che non appare non esiste, da cui la conseguente deduzione che ogni atto ha un valore solo se viene visto dagli altri. La regressione infantile della nostra società dell’avere e dell’apparire sta togliendo la cittadinanza ai valori intrinseci dell’essere e del dare. La parabola che importa non è più quella del fariseo e del pubblicano
ma quella dell’ impianto televisivo…
Stefano R.
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