in yon

Grippo GrEst 2009Un caro saluto a tutti voi, amici di San Giorgio! Forse dal titolo scritto con caratteri strani, mi avete già riconosciuto: sono Bonifacio Baek, il diacono coreano che ha vissuto con voi alcune meravigliose e indimenticabili settimane durante la scorsa estate. Sono ricordi al cui pensiero ancora sorrido e vorrei brevemente condividere con voi nella gioia quello che ho sperimentato nei giorni della mia permanenza a Como.

Nella mia cultura si trova questa parola ‘in yon’, con cui si vuole esprimere quella sorta di vincolo di causa ed effetto dal quale provengono i numerosi nostri incontri umani durante tutta la nostra vita. Grazie a questo ‘in yon’, ci “capita” di “trovarci” come marito, moglie, figlio, figlia, prossimo, don Luigi e Bonifacio. Se non ci fosse ‘in yon’, vivremmo senza alcuna relazione con gli altri, ignorandoci. In questo modo misteriosamente ci siamo incontrati anche noi a Como. Con un linguaggio cristiano dovremmo indicare tutto questo con la parola “provvidenza divina”. Credo che si possa dire che sia una sorta di predestinazione anche il nostro ‘in yon’ a Como secondo i disegni di Dio.

Penso al GREST con i ragazzi nel mese di Luglio. Prima di venire a Como, confesso sinceramente che ero molto preoccupato soprattutto per la difficoltà di esprimermi nella lingua italiana. Quando incontrai i bambini per la prima volta, ebbi paura. A volte non capivo quello che mi chiedevano. Mi è parso che il muro di incomunicabilità fosse insuperabile, ma siamo diventati amici pian piano. Con l’aiuto di don Luigi, di Teresa, degli animatori e di molti altri mi accorsi che potevo superare anche questo problema. Come è meraviglioso diventare amici. Io li chiamavo per nome e loro mi chiamavano: “Bonifacio”…Sorprendente: qualcuno mi chiama per nome.

Conservo molti grati ricordi del GREST: la nostra faccia dipinta fra le stelle, i biscotti preparati con le nostre mani, i vari giochi divertenti, i bagni in piscina, le bellissime gite e, infine, la serata conclusiva. Soprattutto mi ha impressionato il fatto che siamo riusciti a cantare insieme in lingua coreana. Non immaginate quanto io fossi felice. È stata una bella opportunità per presentare il mio paese e anche la Chiesa coreana.

Porterò a Roma tanta gioia nel cuore e dei bellissimi ricordi. Vi ringrazio sinceramente per la vostra accoglienza e l’amicizia, innanzitutto don Luigi che mi ha tanto aiutato come fossi un figlio, e come amico mi ha mostrato il modello del buon pastore… Rendiamo grazie a Dio che ha permesso questo nostro ‘in yon’. Mi aspetta un ultimo duro anno di studio, ma quando ne sentirò la fatica, vi ricorderò con gratitudine e nella preghiera. Ora siamo davvero uniti nel vincolo della carità di Dio.

 

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