Domenica 19 dicembre 2010
Continua il nostro originale percorso fra le mura domestiche.
Di volta in volta ci fermiamo a riflettere, e ci sorprendiamo, su come nei luoghi dove ognuno di noi vive il proprio quotidiano familiare, a volte per certi versi scontato e usuale , si possano intravedere una varietà di stimoli alla riflessione e dei vissuti con una visione più ricca e allargata, che ci conducono nel contempo ad una consapevolezza del nostro essere cristiani più profonda e meditata, e ad una fede più viva e concreta.
Così entriamo in cucina: luogo della casa emblematico per lo stare insieme, per condividere, per incontrarsi. Intorno ad un tavolo si discute, ci si racconta, impariamo a conoscerci e a scoprire le nostre diversità, a confrontarci, a condividere e a rispettarci….
Si condivide la vita con la famiglia, gli amici, i parenti, i conoscenti: la cucina è luogo di incontro.
Dal libro ”Si seppe che Gesù era in casa (Barbon/Paganelli EDB)“…. Cuocere a fuoco lento vuol dire avere del tempo da utilizzare senza fretta, lasciando che il calore modifichi lentamente il cibo. Nella corsa frenetica di oggi spesso si rischia di non prendersi il tempo che serve per “cucinare” i rapporti e modificarli attraverso il calore delle relazioni profonde.
Don Luigi ci rammenta delle volte che Gesù si ritrova intorno ad un tavolo insieme, dalle nozze di Canaan, alla moltiplicazione dei pani … fino all’Ultima Cena; il tavolo come luogo non solo di festa e gioia ma anche di fede, di comunione, dove poi alla conclusione della sua vita terrena Gesù celebra l’Eucaristia … il donarsi di sé agli altri
”… Gesù è vissuto come un dono di Dio accolto, goduto e donato …” il pane Gesù “lo riconosce come dono e rende grazie, allora lo prende … viene spezzato e dato. Va preso e bisogna goderne ma non da soli … Vuol dire che devi mangiare con gusto, ma anche che devi distribuirlo agli altri … Emerge così la struttura eucaristica della vita di Gesù e dei suoi discepoli: uno stare al mondo che si manifesta nello starci volentieri e nel diventare riconoscenti diventando fraterni.” E ancora “… il cibo risponde a un bisogno imperioso dell’uomo che ha fame e sete … ma c’è una fame e una sete che stanno dentro il cuore dell’uomo: è la fame e la sete di Dio … ”(tratto sempre dalla bibliografia precedente)
Nicola poi racconta e analizza come l’acqua e il fuoco, elementi essenziali per cucinare, siano ricorrenti nella Bibbia e ci illustra alcuni significati simbolici: il fuoco divino è il fuoco che dovrebbe arderci dentro …
Fabio osserva che il pane e il vino che Gesù offriva è il seme che noi uomini abbiamo il compito di portare avanti, è la parola di Dio che si materializza
Seguono altre riflessioni:
- Come educhiamo i figli al rapporto con il cibo e se li avviamo ad una corretta educazione alimentare rispetto a: evitare sprechi o eccessi alimentari; apprezzare il cibo come fatica e dono degli altri; corretta ed equilibrata alimentazione cercando prodotti di stagione seguendo così i ritmi della natura, come insegnamento che educa più in generale ad aspettare e vivere il proprio momento senza forzature; ricordare sempre loro che mentre noi abbiamo ampia scelta su quantità e qualità c’è chi non ha l’essenziale e a tal proposito si sono rivelate formative le esperienze del Banco Alimentare promosse dalla Parrocchia per i nostri giovani
- Spesso il cibo esprime situazioni di disagio: bulimia, anoressia, ansia
- Come si evolve il vissuto familiare in cucina in relazione alla crescita dei figli: dal seggiolone e le ansie dei primi anni (ha mangiato abbastanza?) a come, diventati più grandi, spesso per motivi organizzativi (impegni e orari diversi) o le distrazioni varie tipiche della società attuale (tv o computer … cellulari … della serie “mi è arrivato un messaggio!”) sia a volte difficile aver tutta la famiglia riunita intorno al tavolo.
Il gruppo famiglie consapevole dell’importanza di questo momento come aggregante e collante per il benessere della famiglia stessa, ammette le fatiche quotidiane per salvaguardare questo spazio di condivisione prezioso e irrinunciabile.
Il Libro evidenzia alcuni aspetti da valorizzare: il rendere grazie e la gratuità di quanto si dona, l’esercizio cristiano all’ospitalità, all’incontro con l’altro, riunirsi in un clima festivo ridona equilibrio ed educa a conoscersi e a stare con gli altri: “la felicità non sta tanto nelle cose ma nel sapersi incontrare come persone”. Ospitare non è solo aprire le porte di casa ma è accogliere chi entra condividendo il vissuto di quella persona, compartecipando alla sua storia e accettandosi nella propria condizione di vita. “La famiglia aperta all’ospitalità trasmette ai figli il senso di fiducia negli altri” e ancora “l’ospitalità familiare è una professione di fede in Gesù Cristo presente fra gli uomini, che attende di essere accolto e aspetta di essere riconosciuto nei fratelli”
Ci si lascia con questi buoni propositi:
- Proporre prima del pranzo una preghiera che infonda nel cuore dei nostri ragazzi una sensibilità al ringraziamento e alla riconoscenza
- Offrire ai ragazzi un esempio educativo alla solidarietà: aprire la porta di casa all’ospitalità di chi è solo, un conoscente, un vicino di casa …
Prossimo incontro 23 gennaio ore 15,00 per fermarci nella SALA …
Gruppo Famiglie San Giorgio