Nell’arco delle iniziative che ci preparano al primo centenario dell’incoronazione della statua di Nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, posta nell’abside della Basilica di san Giorgio, abbiamo dedicato questo anno pastorale 2010-2011 alla riscoperta del dono della Parola di Dio, divenuta carne nel Signore Gesù. E quindi quale luogo più adatto per conoscerla e approfondirla se non quello dove questa Parola è risuonata per la prima volta ed ha piantato la sua tenda in mezzo a noi?
È nata così l’idea di proporre un pellegrinaggio parrocchiale in terra Santa. L’organizzazione è stata curata in modo eccellente dall’Ufficio diocesano pellegrinaggi.
Il 28 febbraio siamo finalmente partiti: eravamo una ventina di parrocchiani, il nostro arciprete don Luigi Chistolini, alcune persone amiche o parenti e la nostra guida don Giovanni Illia.
Il pellegrinaggio ha toccato i principali luoghi della vita di Gesù. In ogni tappa, in ogni luogo don Giovanni da pastore illuminato e da guida esperta, ci ha sviscerato diversi brani evangelici, permettendoci di cogliere ogni minimo significato anche quello meno evidente.
Ciò che personalmente mi ha colpito maggiormente sono stati quattro luoghi: la grotta dell’Annunciazione a Nazareth, perché da lì ha avuto inizio, con il sì di Maria la nostra redenzione; la chiesa di Cana, perché mi ha ricordato le parole-testamento della Madonna: “Fate quello che Egli vi dirà”; il cenacolo, dove Gesù ha istituito l’Eucarestia e il sacerdozio, e ci ha dato il comandamento dell’Amore, ha pregato per l’unità dei suoi discepoli, e dove è nata la Chiesa il giorno di Pentecoste; il Calvario, dove Gesù ha perdonato il buon ladrone, ci ha donato una Madre, si è sentito abbandonato dal Padre e affidandosi a Lui ha “emesso” lo Spirito.
Interessanti anche gli incontri con la comunità guanelliana di Nazareth e con i seminaristi di Betlemme, che ci hanno fatto comprendere le difficoltà e le speranze che vivono i cristiani di Terra Santa.
Ho provato sofferenza di fronte alla divisione del Santo Sepolcro tra i vari gruppi cristiani, che si sono così spartiti uno spazio prezioso come fecero i soldati coi vestiti di Gesù. La tunica, però, rimase intera, per cui ho la speranza che – come o quando non ci è dato conoscere – anche la Chiesa tornerà ad essere Una. Gesù l’ha chiesto e io ci credo.
Nunzia Rollo