Il primo Natale dopo la fine della seconda guerra mondiale fu vissuto, come è intuibile, con grande gioia.
Quanto ricordo di quel Natale è legato all’Oratorio di S.Giorgio.
Da oltre un anno era stato costituito un piccolo coro parrocchiale, formato da bassi, tenori e voci bianche, animato e diretto dal sig. Dino Musazzi. Aveva in repertorio vari pezzi di musica sacra e la Messa a tre voci Jucunda del maestro Vittadini.
Si riuniva per le prove in un piccolo locale al pianterreno della casa del civico 81 di via Borgo Vico ed io avevo avuto il permesso da mio padre di farvi parte, dietro garanzia che un ragazzo più grande, e robusto, mi accompagnasse da casa mia, che era vicina al Ponte di S. Rocchetto, alla prova che si teneva alla sera dall’altra parte del Borgo.
Ce n’era bisogno, perché era l’inverno del 1944 ed occorreva percorrere tutta la strada al buio pressoché completo a causa dell’oscuramento imposto dal pericolo dei bombardamenti aerei.
Fioche luci filtravano dalle finestre oscurate e si incrociavano solo rare biciclette, anch’esse con il faro oscurato da una tela che lasciava trasparire un piccolo raggio insufficiente ad illuminare la strada.
Giunti all’81, si entrava nel piccolo locale dove si pigiavano circa quindici coristi intorno ad un armonium. Ricordo tra i bassi il sig. Riccardo Meroni, il sig. Milli ed il mio accompagnatore Giulio Noseda e, tra i tenori, Sandro Bonacina, Gigino, Giovanni, Giorgio (certamente ne ho dimenticato qualcuno) ed il sottoscritto erano le voci bianche.
L’anno dopo, a guerra finita, anche il coro era più numeroso e, non so per quali canali di comunicazione, fummo invitati a cantare alla messa di Natale per le truppe alleate stanziate a Villa Olmo.
Era una sera fredda quando ci presentammo davanti al cancello della villa infagottati nei nostri cappotti: il militare di guardia, un giovanotto grande grande, ci tenne a lungo all’ingresso, diceva di non avere notizia del motivo del nostro arrivo e sembrava che volesse prendersi gioco di noi.
Soltanto dopo che si fu informato presso i suoi superiori, ci fece passare.
Entrammo nel salone principale abbacinante di luci e di specchi, pieno di militari con le loro eleganti uniformi. Avevamo imparato a riconoscere la loro nazionalità: americani, inglesi, polacchi, oltre ad altri, come neozelandesi e marocchini, forse non presenti alla cerimonia cristiana.
Ci sistemammo dietro l’altare da campo piuttosto emozionati e un poco intimiditi.
Presto però l’atmosfera natalizia sciolse i cuori e sentimmo di contribuire con le nostre voci e la nostra presenza ad allietare il S. Natale di persone lontane dalle loro famiglie.
Forse qualcuno avrà visto nei nostri visi freschi quelli dei loro figli.
Con grande slancio abbiamo testimoniato con le nostre voci: hodie in terra canunt angeli!
… S. Natale 2008! Un grande augurio a tutti i parrocchiani dagli Amici del Borgo Vico.
Giovanni Raitè